Da circa 8 anni sto vivendo come una nomade, rubando il termine al Tripguru, da semiresidente! Per citare alcuni luoghi, ho vissuto più di 5 mesi consecutivi in Germania, varie volte per più mesi in Spagna, Irlanda, Nuova Zelanda, Italia ed ora sono in procinto di passare 5 mesi in Grecia.
La semiresidenzialità è una forma di vita piuttosto ambigua, mi permetterei di dire molto più intensa del “normale”. Per quanto mi riguarda una filosofia di vita. Dopo qualche mese in un posto, la routine e le abitudini iniziano a prendere il sopravvento e sento la necessità di cambiare.
Oggi, mi ritrovo però a pensare se ciò che sto facendo sia la scelta giusta per la mia vita, perchè da una parte ti dà, dall’altra i toglie. Un pò come l’aspirina, ti toglie il mal di testa ma ti procura il mal di pancia, senza risolvere il vero problema che ti ha generato il mal di testa, se lo stesso è cronico. Insomma, va bene se il male è sporadico ma non se cronico… e il mio mal di routine è cronico.
Ci sono diversi VANTAGGI nel vivere da nomade, tra i quali la sensazione di essere in un eterno viaggio, quella di vivere più vite alla volta, pemettendoti di evitare la pericolosa e letale routine ed in alcuni casi la comodità di godere i servizi di un residente. Mi permetterei di chiamarla Semivita o meglio Multivita, perchè ogni luogo regala una vita diversa. Inoltre si è più aperti ai rapporti personali, forse per la maggiore recettività e spirito di adattamento, necessario, o meglio, indipensabile per questo tipo di vita.
D’altra parte anche le CONTROINDICAZIONI non fanno sentire la loro mancanza:
la vera verità è che non ci si sente appartenenti a nessun luogo, a volte ci si sente persi. Non si ha una dimora dove poter dire “torno a casa!” e soprattutto lasciare le proprie cose, nel mio caso seminate in vari posti del mondo. Certo, si impara che le cose non sono importanti… ma anche che non ci stanno tutte in uno zaino.
I rapporti e amicizie che ti crei sono quasi sempre destinate a finire. Nonostante le promesse di rivedersi, il 90% di esse si riducono ad amicizie virtuali, quando va bene (molto bene), si limitano a qualche likes in FaceBook e quando va male vengono affossate negli amici ignorati.
Un 10% invece sono amicizie forti, con le quali si parla in Skipe, si riincontrano viaggiando, che ti vengono a trovare e che resteranno per tutta la vita.
Insomma, alla fine, spesso ciò che si ricorda di più di una semiresidenza sono sicuramente le persone. Sono sicura che l’Irlanda, così come la Nuova Zelanda e ora Tenerife non sarebbero state così belle se non avessi conosciuto le persone fantastiche con cui ho condiviso i mesi trascorsi, che sono state le mia famiglia in un paese di cui non conoscevo niente, neanche la lingua.
Comunque ho ormai parecchi anticorpi contro la sofferenza da abbandono, posso quasi pensare di essermi abituata. Nonostante cerchi ogni volta di soffocarla è inivitabile che faccia star male, soprattutto sapendo che, nonostante la promessa di stare in contatto, non rivedrò mai più chi sto lasciando!
Insomma, secondo il principio del TAO, tutto il buono è accompagnato dal male e questo è il prezzo che deve pagare per chi non vuole una vita “comune”.
Ogni semiresidenza crea una nuova rughetta sul mio viso, di cui vado orgogliosa, come segno inconfutabile del passare del tempo e dagli eventi che l’hanno caratterizzata: dalle emozioni, dalle avventure, dalle sofferenze, dagli apprendistati…. ogni volta nuovi, ogni volta intensi.
Quando mi sposto da un luogo ad un’altro, ovvero durante il viaggio, non ho la minima idea di quello che mi aspetterà nella nuova semivita, ogni volta è una grande emozione che mette in circolo una buona dose di adrenalina e che mi fa riflettere su ciò che sto facendo, su di me, sulla mia vita e su qualla degli altri.
Il volo (o il viaggio in sè) rappresenta il passaggio da una semiresidenza ad un’altra, è un momento importante in quanto non solo significa spostamento ma simboleggia il GATE da una semivita ad un’altra!
Quanto è più lungo il viaggio, tanto più tempo posso dedicare per pensare prima che i task della nuova vita mi occupino il cervello.
Inizialmente dò uno sguardo al passato, per analizzare la semivita appena conclusa, per poi riflettere sul futuro, una vera e propria incognita, soprattutto se non si sa bene quello che ti aspetterà. Faccio bene o faccio male ad cambiare luogo? Era meglio fermarsi? cosa mi aspetto dai prossimi mesi? cosa mi sento succederà? e cosa succederà in realtà?
Ora sono sull’aereo che mi catapulterà nella mia prossima semiresidenza, un’altra volta mi ritrovo in questo passaggio, a riflettere e a scrivere i miei pensieri su un aereo.
Un viaggio che pone fine a 5 mesi a Tenerife. Luogo dove torno spesso, isola ormai eletta mia prima semi-torna-residenza.
Lasciare i miei amici è meno duro perchè sono sicura che li rivedrò presto, e gli amici si sà, se sono veri amici, puoi star via 5 anni che quando torni è la stessa cosa, lo stesso sentimento, non portano rancore per la tua mancanza, anzi sono sempre pronti a festeggiare l’arrivo e la partenza.
La cosa si fa più difficile quando di mezzo c’è un sentimento più complicato, come l’amore.
Una situazione nuova per me, o meglio… nuova dove si è creato un rapporto profondo durante la mia MULTIVITA. Mi è già capitato spesso di andarmene da posti dove il sentimento era univoco, ovvero, o solo mio o solo di chi rimane. Non è comunque facile ma quando entrambe le parti sono innamorate allora il problema si eleva alla seconda.
La vita è una grande emozione ed una grande incognita piena di sorprese. Ogni piccola decisione è importante e può cambiare il corso della tua vita. Alla fine una cosa è sicura: nessuno potrà mai accusarmi di non aver vissuto intensamente!
Quindi cosa succederà nella mia nuova Semivita?
Ma nel concetto di multivita è contemplata anche la poligamia? 😡
Ogni vita non ammette poligamia 😀
ciao!
ho letto molti dei tuoi racconti…e..una domanda semplice che magari uno che fà il contabile come mè..può realizzare.. (vista la banalità della stessa..)
ma in tutti questi tuoi viaggi..che lavoro fai? (se è lecito…)
grazie per una tua eventuale risposta…
Carlo
Ciao Carlo!
mi fa piacere che chi legge i miei post a volte commenta. Grazie.
Molti pensano che per viaggiare bisogna essere ricchi ma è proprio qua che sta l’errore. In realtà la risposta è più facile di quello che immagini, bisogna solo avere la possibilità familiare, il coraggio e la forza di cambiare.
Prima di lasciare l’Italia ho lavorato per diversi anni, con un buon stipendio. Invece che comprarmi telefoni all’ultima moda, macchine costose, vestiti firmati, ho risparmiato per viaggiare e cambiare vita.
La scusa di partire era imparare le lingue. Inizialmente dove andavo ho sempre lavoricchiato per potermi mantenere e pagare gli studi: Germania, Irlanda, Spagna.
In Nuova Zelanda sono andata per 6 mesi con un Working Holiday, lavoricchiando e perfezinando l’inglese. In realtà la maggiorparte del tempo ho viaggiato ma in maniera abbastanza economica. Per esempio condividevo un appartamento con gente del posto, ho comprato una macchina e rivenduta allo stesso prezzo.
Per preparare il mio viaggio in Sud america di 6 mesi, mi sono fermata un anno in Svizzera solo per lavorare e risparmiare, sforzandomi di non farmi intrappolare dalla società.
in Grecia sono andata per lavorare.
Ora sono a Tenerife e convinta del fatto, per quanto possibile, di non lavorare più sotto padrone ed essere libera di muovermi. ho messo in piedi un mio business online di affitto appartamenti di vacanza in Italia e Tenerife, con il quale per ora sopravvivo.
Insomma, non dico che tutti possono farlo… ma molti di quelli che potrebbero non lo fanno per paura, o perchè oramai hanno troppe spese fisse al mese che non possono permettersi di lasciare il lavoro che hanno.
Tutto qua 🙂
Ciao