Su un’ isoletta in Grecia

Mi trovo a Mastihari, detta comunemente (da noi) Masticazzi, in Kos, un’isoletta della Grecia, di fronte alla costa meridionale della Turchia.
Nonostante le giornate siano lunghe ed intense, tra lavoro, pubblic relation e vita da mare, mi rendo conto adesso che è passato un mese dal mio arrivo ed é già quasi ora di pensare alla via del ritorno.
Proprio ora che finalmente conosco l’isola in quasi ogni suo angolo, visitata a cavallo del mio fidato destriero (il motorino) e posso permettermi di non inventarmi le risposte alle domande dei novelli vacanzieri ma basarmi su una reale esperienza personale. Un’altra settimanella e partirò.

In motorino a Kos, Grecia

.In motorino a spasso per Kos


L’idea è di tornare a casa (ma quale casa?) via terra. Ma perchè via terra? Non è più lungo e costoso viaggiare in bus piuttosto che in aereo? Mi chiederete…

Certo ma la mia anima nomade e le esperienze dell’ultimo anno mi trovano cambiata sotto certi aspetti e mi hanno avvicinato lentamente a due “correnti di pensiero” che fino ad un paio di anni fa denigravo ed ora raggiungono la loro fioritura, che sto cercando di rispettare per quanto mi è possibile: evitare l’aereo e consumare meno carne ma della seconda ve ne parlerò in un altro momento.

Questi due aspetti sono nati in modo naturale e non forzato, alimentati dagli ultimi viaggi, da alcune letture ispiratrici e da persone conosciute on the road che ho ammirato profondamente.
Già un anno fa, il mio viaggio di 5 mesi in Sud America avevo deciso di percorrrelo tutto via terra e fiume (a parte il volo per arrivarci) e l’esperienza si è rilevata una delle più intense ed interessanti della mia vita. Solo l’emozione di passare la frontiera tra un paese all’altro ha un suo fascino straordinario. Ricordo in modo particolare la frontiera tra Ecuador e Perù nel mezzo della foresta Amazzonica in un villaggio di 30 abitanti. Ci mettemmo 8 ore a bordo di una affollata barca, piena di indios e militari, per raggiungerla. La corrente per il villaggio era generata da trasformatori a motore che alle 8 di sera veniva spenta. La cena nella casa di un indio che ci cucinò pesce al cartoccio e offri “Chicha” una bevanda a base di mais masticato e fatto fermentare con la inquinatissima acqua del Rio Napo.
Ricordo con emozione le domande del curioso e simpatico poliziotto non abituato a vedere tanti turisti in una frontiera dove passeranno forse 20 stranieri al mese. Il brivido per quello “stamp” del timbro sul passaporto e la discussione per rifarmelo, in quanto per la mancanza di inchiostro si vedeva a malapena sulla pagina e non si distinguevano le scritte. “Non voglio avere problemi in uscita!” dissi in parte mentendo al poliziotto perchè desideravo un timbro visibile, motivo di orgoglio di ogni viaggiatore.
Oppure ricordo lo stress nella più affollata e moderna frontiera tra Colombia e Ecuador dove per 15 min di assoluta freddezza non volevano accettare il passaporto sostitutivo di Alex, alla quale avevano rubato l’originale.

Momenti indimenticabili che un salto in aereo non ti può dare.

La decisione di muoversi via terra appoggia la filosofia del viaggiatore, che sta nel viaggio in se stesso, nella strada e non nella destinazione. Cosa mi può dare un volo Ryanair Kos- Miano in cambio di un viaggio in bus e treno attraverso i Balcani, ovvero dalla Grecia risalire la costa attraverso Albania, Montenegro e Croazia, oppure attraverso Macedonia e Serbia?
Solo la tristezza degli applausi in atterraggio… è come un laureato che ha comprato la laurea, io preferisco studiare!

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