Colombia Adios

Asì como una jornada bien empleada produce un dulce sueño, asì una vida bien usada causa una dulce muerte!
Disse Leonardo da Vinci e frase presente nel cimitero di Tùlcan che sembra avere visto il passaggio di Edward. Eh sì Tùlcan, siamo in Ecuador! 🙂

Cimitero di Tulcan, Ecuador

Cimitero di Tulcan, Ecuador

02.02.2011 NEL BUS da Cali a Ipiales (Colombia)
CALI
Ebbene sì, sono passati 2 mesi dall’inizio del mio viaggio e domani 3 di febbraio scadrà il mio visto, insomma la Colombia mi sta cacciando! La breve visita di Cali é servita per farmi pesare meno il distacco dal paese di cui mi sono innamorata, soprattutto per la sua gente.
Per viverla al meglio, Cali andrebbe visitata con le sembianze del mio amico Mastà: grande, grosso ma soprattutto maschio!
Cali é stata l’unica città Colombiana che in due mesi di viaggio mi ha veramente fatto sentire a disagio anche durante il giorno, tanto é vero che non posso mostrarvi neanche una foto, dato che uscivo in strada con solo gli spiccioli necessari alla sopravvivenza. E se in altre zone colombiane il nostro aspetto Gringos ci ha aiutato a socializzare con la gente del posto, a Cali è stato come una barriera che invece di connettere a creato un distacco.
Cali ha bisogno di più tempo, sono sicura che vivendola possiede parecchi aspetti positivi e gente giusta da conoscere. Due giorni scarsi non sono sufficienti per capire come comportarsi. Se non ci credete, provate per una volta ad essere due ragazze bionde straniere e camminare per le strade di una città sudamericana. In compagnia di un ragazzo argentino la situazione é migliorata drasticamente. 🙂

LA ZONA CAFFETTERA
Italiani, non pensiate di venire in Colombia e bere il miglior espresso al mondo.
In Colombia la miglior qualità di caffè la esportano, lasciando al paese la più scadente! Se siete dei fanatici rimarrete delusi anche perchè … bhe, un espresso che sia un espresso, in gran parte della Colombia farete fatica a conseguirlo.
Ma non in Salento!
Prima di arrivare a Cali, abbiamo fatto tappa in Salento (Sì, in Colombia!), un paesotto nella regione compresa tra Medellin, Cali e Bogotà.
La zona caffettera é immersa nel verde tra le montagne della valle di Cocora, resa unica al mondo dalle sue “palme di cera” che rendono il paesaggio quasi surreale. L’albero nazionale della Colombia può raggiungere fino 50 m di altezza, le sue foglie, inoltre, producono una cera usata per la produzione di candele.
Questa zona, al contrario di Cali, é molto tranquilla e sicura. La gente amabile e simpatica.

Palme di cera, valle di Cocora, Colombia

Palme di cera, valle di Cocora, Colombia

Paesaggio nella regione caffettera, Colombia

Paesaggio nella regione caffettera, Colombia

Colibrì

“Colibrì nella valle di Cocora, Colombia

In questa regione si ha la maggior produzione di caffè colombiano. Una miscela tra qualità arabica (chicchi rossi) e qualità colombiana (chicchi gialli). Il caffè é divino e i bar, direttamente da una macchina espresso italiana risalente al 1905, vi serviranno un caffè da leccarvi i baffi. Qua il caffè arriva direttamente dalla pianta. Lo tostano in padella e probabilmente lo macinano direttamente nel bar. Vi sto preparando un video con tutto il processo di produzione.
Marco, ti ho comprato il promesso caffè direttamente nella finca (piantagione), mi profumerà i vestiti per alcuni mesi ;).

Caffè

“Caffè messo a seccare, Colombia

Macchina Caffè

“Macchina caffè in un bar di Salento, Colombia

GESU’ e i BUS
Come probabilmente già saprete, in Colombia la gente é estremamente, aggiungerei esageratamente, religiosa. Uno strano contrasto con la realtà colombiana e probabilmente una conseguenza della criminalità e povertà? Le persone non si stancano di farsi il segno della croce quando passano davanti ad una chiesa, un simbolo religioso, quando si mettono alla guida, prima di mangiare, etc…
Sui bus, invece della pubblicità della Coca Cola o di un reggiseno, affrescano temi religiosi con slogan del tipo: “Dios maneja esto bus.“ (Dio conduce questo bus!)

Gesù Bus

“Bus Sponsored by Gesus, Colombia

Insomma, su un bus non si é mai soli: Gesù Cristo, la Madonna e vari santini vi faranno compagnia durante il viaggio. Perlomeno spero mi proteggano in questo momento. Sono sul Bus che da Cali mi sta portando verso la frontiera con L’Ecuador. Paura!

I Bus sono il principale mezzo pubblico della Colombia, ne esistono di diversi tipi e categorie. Moderni e comodi per i viaggi lunghi, forniti di aria condizionata (troppa) e televisore.
Poi ci sono i tradizionali “Chivas“, colorati e simpatici bus, vecchi ma ancora in uso nelle zone di campagna, perfetti per trasportare molti bagagli.

Chiva, bus tradizionale colombiano

Chiva, bus tradizionale colombiano

Infine é molto divertente viaggiare in un ”Colectivos” o bussetta, piccoli bus per trasporto in città o tratte brevi. Ogni colectivos é un mondo a parte caratterizzato univocamente con tendine stile turco oppure con luci intermittenti a ritmo di salsa. Rappresentazioni religiose o animate rendono ogni viaggio unico nel suo genere. L’assistente del conducente raccoglie i soldi e grida per comunicare la destinazione alla gente in attesa, salta in strada con il bus in corsa, corre per risalire al volo, fischia per comunicare con il conducente…. uno spasso! 🙂

Colectivos, Colombia

“Interno di un bus Colectivos

Ecco scusate ma devo già smettere di scrivere… maledetto pilota! Ahhhhh :s
Guardate questo video, spero renda l’idea.

04.02.2010 Quito (Ecuador)
Rieccomi sana e salva in Quito alla bellezza di 2850 m, ed anche se abbiamo rischiato la vita ne é valsa la pena, la strada Panamericana é stupenda!
In questo momento sono in un internet Point, la pacchia purtroppo é finita, a differenza della Colombia dove potevo connettermi sdraiata comodamente sul mio letto, qua iniziano solo ora a sentir parlare di connessione WiFi.

Arrivare fino a Quito é stata una piccola affascinante avventura. Alla frontiera con L’Ecuador, bisogna scendere, attraversare la dogana a piedi, svolgere le pratiche doganali del visto e prendere un altro bus per Quito. Il tutto con vari taxi di mezzo e l’adreanalina del “Accetteranno il passaporto provvisorio di Alex?” Alla fine siamo a Quito certo, ma é stato divertente! Soprattutto vedere la preoccupazione di Alex agli scherzi dei poliziotti.

Alla frontiera abbiamo passato una notte approfittando di visitare il Santuario della Lajas in Ipiales (Colombia) e il cimitero di Tùlcan (Ecuador).
Santuario de la Lajas, Ipiales - Colombia

Santuario de la Lajas, Ipiales – Colombia

Il viaggio continua: Bienvenidos en Ecuador!

Frontiera Ecuador

“Frontiera Ecuador

COLOMBIA: CONSIDERAZIONI FINALI
Spesa media giornaliera: meno di 20 € compreso di trasporti, tra cui un volo, escursioni e senza risparmiare troppo.
Posto migliore = x me: Sierra Nevada de Santa Marta / x Alex: Guatapè
Cibo più strano = Hormiga Culona (formica fritta)
Cibo tipico = Sancocho (zuppa di verdura con carne, pollo o pesce), bandeja paesana (piatto unico con differenti tipi di carne, riso, banana e fagioli)
Prezzo per pasto / menù completo (zuppa, piatto con carne/pollo + contorno, limonata e a volte dolce) = da 2 a 8 €
Cibo tipico contorno = Patacon (banana fritta sottile)
Bevanda Alcolica nazionale: Aguardiente (una sorta di Sambuca, non per me) – Rum (Ron Medellin il migliore 😉 – Birra: Club Colombia, Pilsen, Aguila.
Bevanda analcolica: Crema di avena – Jugos naturales – Agua panela – champu (in Cali), etc.
Ragazzi più belli: Per me: zona compresa tra Medellin, Bogotà, San Gil – Alex: Costa caraibica
Ragazze: bellissime, con incredibili attributi importanti e tondeggianti
La Colombia é famosa per: Caffè, cocaina e per avere i migliori chirurgi plastici al mondo ( e si vede)
Parole tipiche più sentite: Chevere (parola positiva: bello), a la orden (una specie di “a sua disposizione”), mami (modo affettuoso di riferirsi a una ragazza).
La cosa più affascinate: le liane

La costa caraibica colombiana

Vi scrivo da Bogotà.
Siamo piuttoste euforiche, io e Alex, perchè la partenza dalla costa caraibica verso Bogotà ha segnato un punto di svolta del nostro cammino, simbolo di apertura per nuovi orizzonti!
Ci siamo lasciate alle spalle, con non poche difficoltà, l’altro ragazzo (G.) che viaggiava con noi.
Potrebbe sembrare tutto bello visto dall’esterno ma viaggiare insieme ad altre persone a volte risulta più difficile che convivere nella stessa casa e se l’equilibrio necessario non si incontra, il viaggio può trasformarsi in un incubo. Non é il nostro caso, in questi 2 mesi ci siamo divertiti assieme ma per evitare, io e Alex abbiamo deciso che era il momento di seguire il viaggio da sole. Non é stato facile ma con un pò di manipolazione mentale, come solo due ragazze assieme sanno fare, ci siamo lasciate alle spalle G. senza ferirlo troppo nell’orgoglio e dopo 20 ore di Bus eccoci a Bogotà, pronte ad affrontare nuove avventure… da sole! Finalmente inizia il vero viaggio per il quale siamo venute in Sudamerica!:D

Alex in questo momento si trova all’ambasciata Svizzera/Austriaca a ritirare il suo passaporto provvisorio. Ieri una firma e oggi il passaporto pronto con il quale potrà proseguire il viaggio per un anno. Fleissig, come direbbero in tedesco!
45 min di bus dal centro per raggiungere il quartiere dell’ambasciata, uff… troppo grande Bogotà, quindi toccata e fuga! Stasera partiamo nuovamente per la zona caffetera a sud ovest della metropoli a bere caffè e rilassarci nelle terme. Eh sì, dura la vita direbbe qualcuno. 🙂

In Bogotà fa freddo, adesso splende il sole ma ci saranno 20 gradi. I miei piedi e mani sono gelati. Mi ero abituata troppo bene ai 30 gradi della costa caraibica.
Dopo essere scappate da Cartagena , teatro di brutti eventi, ci siamo dirette verso est a Santa Marta, una nota località costiera. Vedi mappa.

Il nostro lossuoso hostel di 6 euro a notte, si trova a Taganga, un piccolo paesino, una volta tipico, ora invaso dai Backpackers. Carino e ideale per chi non parla una parola di spagnolo, vuole mangiare internazionale o conseguire il brevetto PADI a soli 200 €.
Per noi é stato solo un luogo per riprenderci, senza dover pensare troppo, dallo stress del furto, dalla mia influenza (anche intestinale) e base di partenza di un paio di escursioni per La Ciudad Perdida e il Parque Tayrona.

LA CIUDAD PERDIDA
La Sierra Nevada de Santa Marta é un parco naturale montuoso situato sulla costa caraibica. Le sue montagne raggiungono 2 picchi di 5.775 mls, le montagne più alte del mondo vicino al mare. L’accesso al parco é possibile solo tramite escursioni guidate. Da soli sarebbe impossibile, il parco é costituito da una selva impenetrabile, oltre ad essere pericoloso in quanto la sua conformazione é ideale per azioni paramilitari.
Quindi l’unica possibilità per visitare la selva della Sierra Nevada é andare alla ricerca della CIUDAD PERDIDA – TEYUNA.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Sierra Neva de Santa Marta (clicca sulla mappa per vedere tutte le foto)

Ci sono due possibilità per raggiungere la città perduta:
un facile sentiero commerciale, andata e ritorno per la stessa via, tanti turisti e poca avventura o una seconda via più lunga che passa attraverso la selva, con dislivelli di più di 1000 m.
Quale abbiamo scelto noi? La seconda of course.

L’escursione é iniziata con un viaggio di tre ore in Jeep, attraverso la peggiore strada che abbia mai percorso in vita mia. Le buche profonde mi hanno fatto desiderare intensamente l’inizio del cammino.
La prima parte del sentiero passa attraverso piantagioni di caffè. Lo sapevate che il caffè é dolce nel momento che si raccoglie dalla pianta?
Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Pulizia chicchi caffè dopo la raccolta

In seguito si cammina per tre giorni nel mezzo della selva, perdere il sentiero é praticamente impossibile. La folta vegetazione ti obbliga a seguire il sentiero, anche se in certi punti la nostra guida Camacho, ha dovuto farci strada tagliando le piante che astacolavano il cammino.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

La giungla della Sierra Nevada de Santa Marta

Non ho parole per descrivervi la sensazione che si prova nel stare nel mezzo della selva. Spesso mi isolavo camminando da sola, per immergermi nei miei pensieri coccolata dai dolci rumori della natura. Durante il cammino ho visto 2 serpenti velenosi, un tucano, iguane, e tante varietà di uccelli e ragni.
Il cammino é davvero duro, 5/6 ore di marcia al giorno, con salite ripidissime che spezzano il fiato, tratti fangosi che non conoscono la luce del sole, discese altrettanto ripide che distruggono le gambe, il tutto consolato da freschi bagni nel fiume a fondo valle, come ricarica batterie prima di ricominciare la salita.
Uno sforzo piacevole, ripagato abbondantemente all’anima.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Relax al fiume

Ma la parte veramente dura é passare la notte. Il sentiero é percorso da poche persone, di consegueza anche le comodità vengono a mancare. Un materasso polveroso é stato il nostro letto per 5 giorni. Una vera avventura ed una lotta continua contro le zanzare, ragni e i vari animali. Le mie paranoie notturne mi hanno impedito un sonno riposante, mi sono pentita amaramente di essermi dimenticata il mio sacco a pelo-lenzuolo, e solo alla fine del trekking ho rilevato ad Alex che gli infiniti punti rossi sulle sue gambe erano opera dei bed bugs. Perlomeno ha potuto dormire.
I camp dove ci siamo fermati erano però stupendi: oasi di luce quasi surreali nel mezzo della foresta, sorvagliati da Indigeni Kogie!

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Luogo di pernottamento, tipiche capanne indigene (clicca sulla foto per vedere tutte le immmagini)

Gli indigeni sono un altra parte affascinante del cammino ed é davvero difficile per noi uomini di mondo moderno pensare che esistano ancora popolazioni che vivono in mezzo alla selva con solo ciò che la natura può offrire loro.
Per alcuni istanti ho desiderato intensamente di essere un indigena ma poi mi sono resa conto che a trentanni (31) é difficile tornare indietro e rinunciare alle nostre comodità materialiste.
In sierra nevada vivono tre popolazioni indigene: i Kogui, gli Arhuacos e i Kankuamos. Durante il cammino si incontrano villaggi Kogie e Auhracos.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Bambini in un villaggio incontrato durante il cammino

Gli indigeni sono molto riservati, parlano poco. Gli uomini masticano foglie di coca e montano il loro Poporo, una mescola di coca masticata con Lime (se ho capito bene bava di lumaca di mare). Un simbolo che racconta la storia della sua vita, rivela problemi e soluzioni che però solo il Mama (il lieder degli indigeni) é capace di leggere.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Indigeno costruendo il suo Poporo

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Piante di Coca davanti ad un villaggio indigeno

Al quarto giorno siamo arrivati alla Ciudad Perdida, una dura scalinata nascosta di 1500 scalini porta alla città.
Il sitio fu scoperto dai “guaqueros” (cercatori d’oro) nel 1972, saccheggiata del suo oro ma poi denunciata al istituto atropologo della Colombia nel 1976. In seguito parte della città fu studiata e in parte ricostruita dagli archeologi. Gli indigeni bloccarono i lavori per evitare il disboscamento. Il 90% della città é ancora nascosta dalla vegetazione. Esistono altre città non accessibili.
Teyuna risale al 800 D.C., era considerata sacra e abitata dai Tayrona, gli antenati degli attuali indigeni che tutt’ora considerano la città un luogo di culto. Momentanemente gli indigeni permettono la visita al turista tramite un pagamento di pedaggio ma in ogni istante potrebbero repentinamente vietare l’entrata.

Sierra Nevada de Santa Marta, Colombia

Teyuna, La Ciudad Perdida

Il fascino della Sierra é proprio questo, la sua virginità. Gli indigeni vietano l’accesso ad altre zone della Sierra, si pensi che le cime dei suoi monti non sono mai stati raggiunti per la sua sacralità! Gli indigeni la vietano.
Inoltre fino a pochi anni fa la zona era controllata dai corpi paramilitari. Nel 2003 sequestrarono un gruppo di turisti proprio a Teyuna, per questo motivo ora la zona é controllata e resa sicura da numerosi militari che sorvegliano la zona.

Dopo aver visitato la città in mattinata, abbiamo percorso la via del ritorno in solo un giorno e mezzo e 12 ore di cammino per la via commerciale, poco interessante.
Fantastico, una escursione che consiglio a tutti, non tanto per la città, seppur molto bella e interessante ma più per la sensazione di essere immersi un un mondo selvaggio, isolandosi per qualche giorno dal mondo reale.

PARQUE TAYRONA
Un altra escursione é stata il Parque Tayrona, la parte costiera della Sierra Nevada. Spiagge caraibiche di sabbia bianca e la notte passata dormendo in una amaca in riva al mare. Purtroppo non ho il tempo per raccontarvi di più, devo scappare…. Alex é appena tornata con il suo passaporto bianco provvisorio (bianco in doppio sentido: per il colore e per la mancanza dei suoi preziosi timbri).
Lascio le parole alle foto del parco e la consapevolezza di aver lasciato un pò di soldi puliti a questo fantastico paese chiamato Colombia, purtroppo ancora segnato da una guerra interna per quella affascinate e diabolica polverina bianca.
Votiamo tutti assieme per legalizzarla e porre fine ad anni e anni di massacri che altrimenti difficilmente avranno fine.

Cliccate qua o sulla foto per vedere la galleria fotografica del mar dei caraibi colombiano!!

Parque Tayrona, Colombia

Tramonto in Taganga (clicca sulla foto per vedere tutte le immmagini)

Il giorno 3 di febbraio scade il mio visto in Colombia. La prossima meta… Ecuador o Perù? Ancora dobbaimo decidere.
A presto

Bienvenida en colombia 2

Avete letto bene il post di settimana scorsa Bienvenida en Colombia? Bene, dimenticatelo!
No, scherzo! Però tutte le buone parole spese per descrivere la gente, erano impressioni troppo belle per durare a lungo. Capirete tra poco il motivo.

Ok, diamo spazio inizialmente alla cronaca di viaggio.
Vi avevo lasciato a Medellin (pronunciato Medegin). Nei sei giorni di permanenza abbiamo avuto modo di vivere il centro, il ricchissimo e meno interessante quertiere “Poblado”, le 2 Funivie Metrocable, El alumbral Navideno ( i colombiani sono impazziti con le luci di natale), Botero, museo di Botero, statue di Botero, …
Un giorno ci siamo recati a Santa Fe di Antioquia, una tranquilla e tipica cittadina a due ore di bus da Medellin, risvegliata quel giorno dalla “Fiesta de lo Diablitos” con tanto di corrida de toros. Interessante il Puente de Ocidente, un vecchissimo ponte sospeso e i suoi taxi colorati Ape Car simili ai TUCTUC thailandesi.

Taxi colombiani

Taxi colombiani

Puente Occidente, Santa Fe

Puente Occidente, Santa Fe de Antioquia

Corrida de Toros, Colombia

Corrida de Toros

Capodanno abbiamo pensato bene di passarlo fuori dalla grande città e ci siamo recati al Carnivale de fin del ano a Guatapè. Una scelta più saggia non poteva venirci in mente, tanto che ci siamo fermati per diversi giorni.
Guatapè è un paese di 2000 abitanti e si trova su un altopiano a 2000 metri di altezza. La zona é caratterizzata da un lago artificiale, sorgente di una centrale idroelettrica. La dimostrazione vivente che le opere dell’uomo non sono solo distruttive o negative ma a volte possono rendere un paesaggio di una bellezza sorprendente. Inoltre gode di un clima perfetto e la sua gente é molto accogliente. Una stranissima roccia alta 200 metri chiamata El Penon offre una vista fantastica del paesaggio.
Se volete trasferirvi in Colombia mettete Gautapè nella vostra lista di posti possibili.
Lago di Guatapè

Lago artificiale di Guatapè

Via di guatape

Tutte le case sono caratterizzate da disegni che rappresentano la vita del paese

El Penon

El Penon, roccia alta 200m da cui si gode una vista spettacolare

Via di guatape

Coloratissima via di guatape

Amici colombiani

Amici colombiani

Ora siamo sulla costa caraibica e precisamente a Cartagena delle Indie ed é come se ci fossimo svegliati da un sogno e catapultati nella dura realtà.
No, non siamo più gli interessanti stranieri con cui scambiare quattro chiacchere senza secondi fini, non più gli ospiti da coccolare, da invitare. Qua non troveremo persone che con facce stupefatte ci chiederanno “ma voi siete diversi, venite da un altro pianeta???” Non troveremo ragazzini che guardandoci con occhioni grandi si fermeranno delle ore a parlare con noi.
I colombiani ci hanno accolto a braccia aperte, trattato con i guanti e ci hanno sempre fatto sentire i benvenuti, non sono mai stati insistenti per venderci qualcosa e non ho mai dubitato che alzassero i prezzi solo perchè siamo dei turisti, come spesso capita in terre straniere.. ma la cosa più bella é stata notare la gioia che provavano per la nostra presenza. Sarà che il turismo di massa non ha ancora messo piede sulla loro terra, sarà che semplicemente sono persone fantastiche … sarà…sarà…

Ora sulla costa caraibica, a nord del paese, (vedi cartina) siamo solo dei fucking gringos come ce ne sono molti, con il segno del dollaro stampato in faccia, solo delle persone a cui spremere denaro.
Dove inizia il paradiso terrestre termina quello umano!
Playa Blanca in Cartagena

Playa Blanca in Cartagena

D’altronde è quello che capita in qualsiasi posto turistico… purtroppo.
Turista= denaro. E per quanto cerchiamo di passare inosservati, noi, la faccia da gringos, ce l’abbiamo eccome!
A volte vorrei tornare indietro nel tempo di 50 anni, per vedere la vera essenza dei popoli non ancora manipolati dal turismo. Purtroppo non é possibile e devo accontentarmi di viaggiare nel 2011.

Così dopo 15 ore di bus da Medellin, pur restando in terra colombiana, ci siamo risvegliati come in un altro paese.
Un altro mondo in termini – di paesaggio: non più montagne ma mare;
– di clima: dai 2000 m siamo finiti al livello del mare e fa molto più caldo;
– di gente: sono caraibici, scuri di pelle e di temperamento completamente diverso.

Infatti Cartagena oltre a darci il Benvenuto ci ha fatto anche la festa.
Ora vi racconto:
All’arrivo a Cartagena, dopo un lungo viaggio notturno in Bus da Medellin, tremante dal freddo (con 40 gradi all’ombra) e febbricitante, stavo aspettando Alex e Gerry in un bar facendo la guardia ai bagagli, mentre loro erano alla ricerca di un posto dove dormire. Non é facile trovare un alloggio in una città tanto turistica, tra l’altro nel periodo di alta stagione e soprattutto durante un lungo weekend di festa.
Al loro ritorno, mentre mi stavano raccontando del loro successo in un hotel poco distante – una camera per tre con bagno alla modica cifra di 20.000 COP (8 euro) a testa – noto uno strano tipo con la faccia da maniaco, seduto dietro ad Alex, che mi fissa.
Stanca e con un mal di testa allucinante, non gli faccio molto caso e cerco di evitare il suo sguardo. Continuo a parlare con Alex sorseggiando un fantastico jugo de Lulo.
Terminiamo la bevanda e Alex prende la cartina di Cartagena dalla sua borsa riposta sulla spalliera della sedia e discutiamo della nostra posizione. Subito dopo decidiamo di recarci all’hotel con il solo pensiero di trascinare il mio vecchio corpo stanco e ammalato a letto. Sono circa le 12 di mattina.
“Donde està mi bolso?” Chiede Alex spaventata cercando da tutte le parti.
“Mierda” penso tra me e me, capendo subito che il tipo con la faccia da maniaco si era portato via la sua borsa!
Non mi sono mai sentita così stupida. E’ evidente che il suo sguardo era solo un gioco per fare in modo che non lo guardassi!
Bienvenida en Colombia! (2)

Residui dell'alluvione, Colombia

Residui dell’alluvione lungo la strada per Cartagena

Per il resto Cartagena merita sicuramente un visita, nonostante il costo abbia superato di gran lunga le aspettative.
Gli imprevisti fanno parte del viaggio ed erano stati messi in preventivo …. ed ecco che il conto ci é stato presentato… salato certo, soprattutto per l’incognita del proseguimento del viaggio visto che nella borsa c’era il suo passaporto ma siamo positive e per fortuna non ci lasciamo abbattere dagli eventi e sono orgogliosa della reazione di Alex che si é guadagnata un’ ulteriore stima da parte mia.

Bienvenida en Colombia

Mi sento quasi estasiata, la Colombia mi piace ogni giorno di più!
Dopo un mese di viaggio sto iniziando ad inquadrare questo paese, a captarne la frequenza e seguirne la lunghezza d’onda.
Il suo slogan turistico: “Colombia: the only risk is wanting to stay“.
Solo ora comincio davvero a capirlo. Mi rimangono 30 giorni di visto e già non mi sembrano sufficenti…

Situazione di viaggio
Dopo Bogotà non ero preparata psicologicamente ad affrontare un’ altra metropoli. Gli input che si ricevono sono troppi e necessitano tempo per essere immagazzinati, processati e digeriti, soprattutto se con una cultura tanto differente dalla nostra. Poi la frenesia e lo smog di Bogotà mi ha fanno sentire come imprigionata ed impotente di fronte alla sua immensità ed ha maturato in me un grande desiderio di pace, tranquillità e voglia di natura.
Dieci giorni in San Gil sono stati rigeneranti.
La deviazione verso Medellin é arrivata improvvisa ed inaspettata. Nonostante tutto “la città dell’eterna primavera” si é pienamente guadagnata la mia stima e mi ha insegnato molto più di quanto mi fossi aspettata… meriterebbe sicuramente un stop prolungato. Ora, dopo 6 giorni, ci siamo spostati in un colorato paesino di 2000 abitanti per passare il capodanno. Dove? Non importa in questo momento, ve ne parlerò nei prossimi giorni. Solo un paio di foto:

Guatapè, Colombia

Vista dal nostro hostel in Guatapè, Colombia

Medellin
La Colombia si trova nel pieno della sua rivoluzione esistenziale e comportamentale. Da poco é uscita da un lungo periodo difficile e nessun altra città meglio Medellin può rappresentare questa situazione di metamorfosi. Camminando per le sue vie ogni particolare richiama la sua recente storia … palpabile nell’aria.
Gli anni ’80 ’90 sono stati i più violenti. In questo periodo Medellin ha conquistato il trofeo di città più pericolosa del mondo con un tasso di sparatorie e omicidi a livelli giornalieri. Sotto l’ eccellente guida del mitico Pablo Escobar, tutto il sistema era basato e controllato dai narcotrafficanti, dai paramilitari e dalla guerriglia della Farc. Non un turista osava avvicinarsi.
Ora la situazione é cambiata drasticamente, quasi “normalizzata”, almeno apparentemente. Il comune sta educando i cittadini in maniera direi eccellente, imponendogli rigide regole e nello stesso tempo viziandoli, offrendo loro servizi che solo poche città al mondo sono in grado di fornire. Con quali soldi? La risposta la lascio alla vostra immaginazione!
Medellin é l’unica città della Colombia che possiede una Metro completa di 2 nuovissime funivie (la più recente risale a 2 anni fa), costruite non per motivi turistici, come spesso accade ma per fornire un collegamento con i quartieri più degradati, situati nelle zone più alte della città a quasi 2000 metri d’altezza (e a quanto pare per combattere l’estrema violenza di quei quartieri). Il servizio viene fornito al prezzo simbolico di 1500 COP ovvero 0,60 € .
Metrocable in Medellin, Colombia
L’igene raggiunge livelli spropositati: flotte di donne puliscono costantentemente pavimenti, scale, passamano, …. Vi giuro che potreste mangiare per terra. A differenza delle nostre stazioni ferroviarie, non troverete un solo chewgum sul pavimento, non una sola carta. All’arrivo del tram, prima di salire, tutti attendono diligentemente che la gente scenda. Numerosi addetti dirigono ordinatamente il flusso di persone sulla cabinovia. Tutti sono pazienti, ordinati e cordiali… incredibile! Dalla cima si gode di una vista spettacolare della città.
Medellin di notte dalla cime della funivia, Colombia

La gente
Come Rubens che dopo aver visitato le Iguzu Falls in Argentina, dice di essere “Astonished by the nature” io dico di essere “Astonished by the People”.
Come vi parlavo in un altro post, la malavita colombiana si compone di circa l’1% della popolazione (ma un 1% di qualità) che però, vista la situazione estrema, va ad affettare l’intero paese. Ora, secondo la mia breve esperienza, mi sembra di capire che il restante 99% soffra parecchio questa situazione e cerchi di compensare il disagio con una estrema gentilezza, accoglienza, disponibilità, amore per la vita al di fuori del normale. I colombiani amano i turisti perchè vogliono far capire al mondo che si sta sbagliando nei loro confronti e desiderano che all’estero si parli bene del paese che tanto amano. Bhe, con me ci stanno riuscendo!
Inoltre sono semplicemente estasiata dal loro modo di pensare. Ragazzini di 20 anni che mi parlano di storia, di politica del loro e del nostro paese in modo tanto obiettivo e maturo…. si rendono conto dei nostri mali più di quanto lo facciamo noi, spesso capaci solo di lavorare e pensare all’aperitivo.
Purtroppo però, nel loro sguardo si capta il complesso di inferiorità nei confronti di noi paesi industrializzati, non si sentono all’altezza, quando a mio parere avremmo molto da imparare, soprattutto nel loro modo di vedere la vita. Hanno bisogno di riprendersi la loro sicurezza, perduta per ovvi motivi. Se riuscissero a rialzarsi dal loro stato di povertà, allora …e solo a quel punto, il narcotraffico potrà essere combattutto e la Colombia diventare uno stato tra i più belli e vivibili del mondo, grazie alla cordialità della loro gente!
Ora, seppur la situazione sia migliorata, non esiste Plan Colombia che possa diminuire la produzione di coca che tanto rovina questo paese e la sua natura! La gente colombiana lo sà bene!

Per chiudere vi racconto un episodio avvenuto nella notte di capodanno:
dopo che la musica in piazza ha terminato, verso le 4 di mattina non contenti e vogliosi di “Rumba“, ci siamo fatti trascinare in un locale notturno da dei ragazzi colombiani. Premesso che ballare è un Must, (altrimenti meglio che te ne stai a casa) stavo sfoggiando in pista la mia tecnica (anche grazie all’aiuto del Ron oramai sostituito al “sangre gringo”) con movimenti sensuali simili a quelli di un scaricatore di porto.
Va bhe, in ogni caso, per esprimermi al meglio, ho pensato bene di lasciare la mia borsa sul divanetto adiacente la pista.
Delle ragazze, senza conoscermi mi tenevano aggiornata sullo stato della mia borsa, preoccupandosi di avvertimi di prestare attenzione, oltre ad assicurarsi che mi stavo divertendo facendomi conoscere tutti i loro amici, poco abituati a vedere europei. Questo é solo un piccolo dettaglio dell’apprensione della gente.
Insomma, verso fine serata mentre stavo sfoggiando la mia classe, una ragazza mi chiama, con la luce offuscata del locale mi apre la mano e mi pone una decina di pastigliette sul palmo.
Silenzio, la musica si blocca nella mia mente, “che stupida che sono” penso … a quel punto mi sento confusa, in un solo secondo perdo tutta la stima e la fiducia accomulata per quelle persone, aiutata dalla stanchezza e dall’alcol in circolazione.
Que es?” (che cos’é?) le chiedo. Non ho intenzione di prendere droghe, soprattutto se non le conosco.
Toma y guardale en el bolsillo” ( predile e mettile in tasca)
Que es esto?” insisto, quasi seccata.
Lentejas, te traeran suerte para el nuevo ano” Lenticchie, ti porteranno fortuna per il nuovo anno.


Bienvenida en Colombia!

Improvvisazione

In realtà le mie politiche di viaggio sono 3.
In ordine di importanza:

1_Non pianificare oltre i 3 giorni;
2_Non ripercorrere la stessa strada;
3_Non volare.

Tutto ciò nei limiti della possibilità e flessibilità!
Infatti i più informati di voi sapranno già, che da dove mi trovo, l’unica strada percorribile in questo momento é verso Bogotà, la capitale!
La pioggia ha messo in ginocchio la Colombia nel momento peggiore per la sua economia turistica (le feste di Natale nonchè l’inizio delle vacanze estive) e purtroppo tutto ciò é il male minore. Molte persone hanno perso la casa, altri la vita, portata via dai fiumi in piena e dalle frane, particolarmente il Rio Magdalena sta creando i maggiori disastri .

Come sempre a pagare il prezzo più alto sono le persone più povere e non perchè la natura sia crudele …
Inoltre le strade precarie, con le pareti di per sé sdruciolevoli in condizioni di normalità (solo guardandole cadono massi), finiscono bloccate da frane che si riversano a terra alla prima pioggerella primaverile.
Vi lascio solo immaginare la situazione con la forte pioggia di questo mese… la strada che porta a nord verso Santa Marta é distrutta per mezzo km e a quanto parte con circa 5 metri di sobbalzo!

In realtà ci siamo spostati a Bucaramanga, una città a 3 ore di Bus, un passo, paesaggi mozzafiato e strade invase da massi, in direzione nord di San Gil!
Paesaggio del passo da San Gil a Bucaramanga, Colombia
Siamo venuti qua cercando di guadagnare tempo e nella speranza di trovare la strada aperta almeno in direzione ovest Medellin, visto che per il nord Santa Marta dove pensavamo di trascorrere il capodanno …NO WAY BABY!
Le informazioni che si ricevono sono per lo più inattendibile, l’unica sicurezza é verificare di persona.
Risultato: la situazione invece che migliorare è peggiorata! La continua pioggia e le feste non ci lasciano la ben che minima speranza di poter proseguire nel prossimo mese, forse due.

Alex ed io in un Bar di Bucaramanga

Poi diciamocelo chiaro: Bucaramanga fa cacare! Anche la promessa Rumba (ovvero la fiesta) ci ha deluso.
Dunque che fare? Proseguire a piedi?.. mhhh ci ho pensato ma meglio di no! L’unica soluzione sembrerebbe tornare a Bogotà! Azz 13 ore in Bus back alla metropoli, per poi sparasene altrettante per raggiungere una altra destinazione? Nooooo!
All’insegna della flessibilità, per adempire alla mia politica n.2 di viaggio ho dovuto dare uno strappo alla regola n. 3: il volo. Ed é così che su due piedi ieri, spontaneamente e senza pensarci troppo, abbiamo approfittato di un offerta natalizia per Medellin e tra poche ore partiamo. 🙂
Altrimenti per trovare un altro volo accessibile ai nostri portafogli avremmo dovuto attendere fino al 5 di gennaio…. in Bucamaranga? Nooo, let’s go! Yeahh
Medellin pare sia la città più bella e vivibile della Colombia… bhe, andiamo a verificare. Se non altro da lì si aprono nuovamente le porte per il paradiso. 🙂

In quanto al gruppo di viaggio, siamo rimasti in tre! Abbiamo perso Pablo per strada, che ha scelto di ritrovare sè stesso nelle foreste di San Gil tra sciamani ed erbe miracolose…
Ora vi lascio con un paio di foto di San Gil…. devo andare. Ah qua é la 1 di pomeriggio quindi Buon Natale! See you Guys.

Cascata in San Gil

Dentro la cascata in San Gil

Mercato di frutta in San Gil

Barichara, tipico villaggio coloniale